Pages in topic: < [1 2 3 4 5 6 7 8 9] > | Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente? Thread poster: María José Iglesias
| C'è poco da dire sull'argomento in realtà | Aug 30, 2012 |
Sergio Paris wrote:
Non ha senso lavorare 10/12 ore al giorno e fatturare più di € 50.000,00 con un'imposizione fiscale del nostro livello e non avere più una vita sociale e cosa ancor peggiore trascurare gli affetti.
[Edited at 2012-08-29 10:38 GMT]
Questa frase già dice tutto.
Non ha senso ricavare di più in un paese che ti porta via la metà più uno delle tue entrate.
Meglio lavorare di meno e godersi la vita il meglio possibile, cercando di orientare i propri gusti verso le spese che ti puoi scaricare. Surreale, però è così, se pensate che 30.000 euro di fatturato equivalgono a più di 13.000 euro di tasse di cui una consistente parte in un INPS che da vecchi ci darà, se va bene, 400 euro al mese. | | | Fran Cesca Italy Local time: 17:54 English to Italian + ...
Sergio Paris wrote:
Fatto sta che anche quando non ho raggiunto altissimi livelli di fatturato, sono sempre riuscito a fare tutto senza troppe rinunce. Certo, molto dipende da quello che si pretende dalle proprie finanze.
[Edited at 2012-08-29 10:38 GMT]
Da quando è iniziato il post cercavo di esprimere questo pensiero, Sergio lo ha telepaticamente fatto per me e molto meglio di come potessi spiegarmi io
Francesca | | | gianfranco Brazil Local time: 12:54 Member (2001) English to Italian + ... Scelte personali spesso impossibili, analisi delle alternative | Aug 30, 2012 |
Va tutto bene, se un traduttore decide di lavorare fino a un certo numero di ore, o giorni o mesi all'anno, in cambio di un reddito inferiore, va benissimo. Ognuno fa giustamente le sue scelte di vita che sono sacrosante, ma il discorso non è esattamente questo.
Dividiamo allora i traduttori in due tipi o scelte di vita:
scelta n. 1: c'è chi vuole lavorare a tempo pieno, vuole guadagnare per comprarsi la casa, avere del margine per gli imprevisti della vita, an... See more Va tutto bene, se un traduttore decide di lavorare fino a un certo numero di ore, o giorni o mesi all'anno, in cambio di un reddito inferiore, va benissimo. Ognuno fa giustamente le sue scelte di vita che sono sacrosante, ma il discorso non è esattamente questo.
Dividiamo allora i traduttori in due tipi o scelte di vita:
scelta n. 1: c'è chi vuole lavorare a tempo pieno, vuole guadagnare per comprarsi la casa, avere del margine per gli imprevisti della vita, andare in pensione piu' giovane, ecc...
e poi c'è l'altrettanto legittima
scelta n.2: le persone che vogliono lavorare meno per godere meglio di tante altre cose, stare più coi figli, magari dare una mano ai genitori anziani, oppure viaggiare per 4 mesi all'anno, o coltivare altri interessi.
I problemi sorgono quando il mercato (inteso come insieme globale di clienti + agenzie e intermediari + colleghi) rendono impossibile avere un reddito elevato con la scelta n.1, per motivi in parte analizzati e in parte no, perché non era questo esattamente il tema centrale.
E tale situazione crea problemi anche per la scelta n.2, dove occorrerebbe invece guadagnare bene comunque, sia pure meno per via del tempo ridotto.
Chiaramente, nel caso 1 si dovrebbe avere un reddito pieno per un lavoro a tempo pieno, e nel caso due diciamo la metà del reddito pieno per la metà del tempo, o altre proporzioni a piacere e a seconda delle varie situazioni individuali.
Invece accade, che date le tariffe, le pretese dei clienti, la scarsità generale di buoni lavori, ecc... si rischia di finire a lavorare a tempo praticamente pieno ma per un reddito ridotto. E questo ovviamente non va bene, non si fanno soldi e non si ha neppure il tempo libero.
Non credete alle mie analisi e ai miei conticini. Ognuno di voi faccia da sé una spietata analisi del tempo che lavora e dei suoi profitti...
Fatelo! E non serve riportarlo qui. A meno che non siate in vena di condividere l'esperienza...
Secondo me esiste una gran numero di traduttori che effettivamente lavora a tempo pieno e però, del tutto involontariamente, guadagna poco. Alcuni hanno anche la necessaria esperienza e competenza, molti ne hanno anche il bisogno, e il problema è proprio questo, altrimenti non saremo qui a parlarne.
Personalmente, il tutto mi porta a muovermi per fare una scelta, ancora diversa, chiamiamola
Scelta n.3: lavorare come traduttore solo quando rende, le poche volte che rende, e cercare alternative in un'altra professione, abbandonando un settore che ha gravi problemi strutturali, eccesso di offerta (che non tenderà a diminuire in futuro), eccesso di pretese dalle agenzie (che hanno buon gioco proprio grazie all'eccesso di offerta), arrivo incombente di nuove tecnologie - per esempio, la traduzone automatica - i cui effetti sono difficili da prevedere (ad essere pessimisti, non fanno prevedere niente di buono), e altri difetti e problemi che potranno essere analizzati in altra sede.
Per il momento, in questa discussione, mantengo l'opinione che in generale siamo pagati troppo poco, il mercato è basso e tende ad abbassarsi sempre di più, da parecchi anni, al punto da non poter veramente fare le scelte di vita indicate sopra, ne' la numero n.1, il tempo pieno per guadagnare bene, ne' la numero n.2, lavorare meno per guadagnare meno, ovviamente nella giusta proporzione!!
GF
[Edited at 2012-08-30 17:57 GMT] ▲ Collapse | | | Sergio Paris Italy Local time: 17:54 German to Italian + ... Ci deve essere un'inversione di tendenza! | Aug 30, 2012 |
gianfranco wrote:
Scelta n.3: lavorare come traduttore solo quando rende, le poche volte che rende, e cercare alternative in un'altra professione, abbandonando un settore che ha gravi problemi strutturali, eccesso di offerta (che non tenderà a diminuire in futuro), eccesso di pretese dalle agenzie (che hanno buon gioco proprio grazie all'eccesso di offerta), arrivo incombente di nuove tecnologie - per esempio, la traduzone automatica - i cui effetti sono difficili da prevedere (ad essere pessimisti, non fanno prevedere niente di buono), e altri difetti e problemi che potranno essere analizzati in altra sede.
Per il momento, in questa discussione, mantengo l'opinione che in generale siamo pagati troppo poco, il mercato è basso e tende ad abbassarsi sempre di più, da parecchi anni, al punto da non poter veramente fare le scelte di vita indicate sopra, ne' la numero n.1, il tempo pieno per guadagnare bene, ne' la numero n.2, lavorare meno per guadagnare meno, ovviamente nella giusta proporzione!!
GF
[Edited at 2012-08-30 17:57 GMT]
Gianfranco, la scelta n. 3 sarebbe l'ideale e per un certo periodo ho anche cercato di tenere il piede su due staffe, quando insegnavo all'università. Risultato: non mi conveniva più di tanto e mi toglieva tempo prezioso alla libera professione. Non saprei, ho ancora molti dubbi in proposito su quanto possa funzionare svolgere due o più lavori per accaparrarsi quelle sicurezze che il nostro lavoro non consente. A mio avviso la nostra professione non si può svolgere part-time. Forse colleghi con molta più esperienza di me saranno in grado di "selezionare" la propria clientela per cui lavorare compatibilmente alle potenziali altre attività. La vedo dura se devo essere sincero. Hai perfettamente ragione quando dici che esiste una gran numero di traduttori che effettivamente lavora a tempo pieno e, del tutto involontariamente, guadagna poco e se lo fanno è per bisogno. Bisogna ammettere che così facendo assecondiamo l'impietoso mercato che punta sempre più al ribasso. Ripeto, se non l'ho detto prima, che non credo ci sia una soluzione univoca a tutto questo e giustamente, come dicevi anche tu, bisogna fare i conti con le proprie tasche e fare delle scelte mirate. Di base sono un ottimista e sono consapevole che l'ottimismo rende ciechi ma sono anche convinto che prima o poi ci sarà un'inversione di tendenza, non solo per il nostro settore ma anche in generale. Giambattista Vico parlò di una storia fatta di corsi e ricorsi e se ci guardiamo indietro non possiamo dargli torto.
[Edited at 2012-08-31 06:03 GMT] | |
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gianfranco Brazil Local time: 12:54 Member (2001) English to Italian + ... Il piede in due staffe è molto comune per i traduttori | Aug 30, 2012 |
D'accordo su una cosa: tenere il piede in due staffe è difficile, e si rischia di non fare bene nessuna delle due cose. Insomma, dicendo che non è facile si dice tutto.
Un presupposto per avere qualche speranza è che entrambe le attività siano abbastanza flessibili, oppure bisogna essere fortunati, o molto esperti, o molto disciplinati.
Comunque, la traduzione è vissuta in modo flessibile da molte persone. Infatti, traducono part-time molti che hanno un lavoro fi... See more D'accordo su una cosa: tenere il piede in due staffe è difficile, e si rischia di non fare bene nessuna delle due cose. Insomma, dicendo che non è facile si dice tutto.
Un presupposto per avere qualche speranza è che entrambe le attività siano abbastanza flessibili, oppure bisogna essere fortunati, o molto esperti, o molto disciplinati.
Comunque, la traduzione è vissuta in modo flessibile da molte persone. Infatti, traducono part-time molti che hanno un lavoro fisso, molte persone (soprattutto donne) che dividono il loro tempo tra lavoro e figli, e anche persone che stanno studiano, magari per conseguire una seconda laurea dopo avere studiato lingue, e mentre si specializzano traducono.
Voglio dire, secondo me, tradurre mentre si fa altro è una situazione tanto comune che probabilmente chi fa la scelta "radicale" di tradurre a tempo pieno è una minoranza. Io facevo parte di questa minoranza, per anni, mentre ora (proprio vero, corsi e ricorsi) sono dovuto tornare al part-time.
Potrebbe essere anche solo per un adeguato periodo di transizione, giusto per mantenermi mentre consolido l'altra attività, che è iniziata come complementare ma che potrebbe diventare sostitutiva alla traduzione... e prima o poi arriva probabilmene il momento in cui decidere per una delle due strade.
Questo periodo di transizione, per molti (non solo per me) potrebbe durare da qualche mese a qualche anno, e nel frattempo si decide se continuare a tradurre o lasciare, quando le cose diventano più chiare... o diciamo più scure...
Per questo, fin dall'inizio, dicevo, anzi raccomandavo, di prepararsi ad ogni eventualità!!
E lo consiglio veramente a tutti, visto come vanno le cose.
Non è pessimismo (non è da me) né disfattismo, ma sano pragmatismo.
GF
[Edited at 2012-08-30 20:08 GMT] ▲ Collapse | | | Sono completamente d'accordo | Aug 30, 2012 |
gianfranco wrote:
Per il momento, in questa discussione, mantengo l'opinione che in generale siamo pagati troppo poco, il mercato è basso e tende ad abbassarsi sempre di più, da parecchi anni, al punto da non poter veramente fare le scelte di vita indicate sopra, ne' la numero n.1, il tempo pieno per guadagnare bene, ne' la numero n.2, lavorare meno per guadagnare meno, ovviamente nella giusta proporzione!!
Vent'anni fa, guadagnavo così tanto - senza ammazzarmi di lavoro! - che mi avanzavano sempre più soldi di quelli che riuscivo a spendere. Oggi, da un lato ci sono più tasse (e c'è l'INPS, altra nota dolente), ma c'è anche un calo di tariffe spaventoso.
Chi comincia oggi, ma anche chi deve mantenere un certo tenore di vita ormai consolidato negli anni oppure accresciuto per esigenze familiari o altro, fa bene secondo me a tenere il piede in due staffe. Per chi è agli inizi, mi sembra addirittura indispensabile, come ho fatto pure io all'epoca, ma i tempi sono cambiati, i giovani vogliono tutto e subito e il lavoro fisso non sta più dietro l'angolo. Si riesce a vivere bene con questo lavoro anche oggi - con più fatica, è vero -, però non è certo divertente dover combattere contro tariffe assurde dalla mattina alla sera e fare i conti con i fuzzy come se ce l'avesse ordinato il medico, e a un certo punto può passare la voglia.
E' lapalissiano comunque - e non lo si ribadisce mai abbastanza - che se io lavoro per noccioline, sempre noccioline avrò guadagnato alla fine della giornata, anche se lavoro 16 ore al giorno. | | | dropinka (X) Italy English to Italian + ... Fatturato vs tasse: ipotesi | Aug 31, 2012 |
Federica D'Alessio wrote:
Surreale, però è così, se pensate che 30.000 euro di fatturato equivalgono a più di 13.000 euro di tasse di cui una consistente parte in un INPS che da vecchi ci darà, se va bene, 400 euro al mese.
Ciao a tutti,
prendo spunto dall'intervento di Federica per provare a ragionare in maniera un po' più dettagliata (ma magari errata ... vi prego di correggermi se sbaglio) sul discorso tasse.
30.000 euro di fatturato possono portare a situazioni diverse in base al regime fiscale. Provo a fare un esempio con spese pari a 0 (che non è verosimile) solo per praticità.
Vecchi minimi (sostitutiva IRPEF 20%)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* sostitutiva IRPEF 20% = € 4.396,80
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 12.413,80 (41% del fatturato circa)
Nuovi minimi (sostitutiva IRPEF 5%)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* sostitutiva IRPEF 5% = € 1.099,20
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 9.115,20 (30% del fatturato circa)
Regime semplificato (per ricavi non superiori ai 400mila euro nell'anno precedente; per ricavi superiori ai 400mila euro si è nel regime ordinario)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* IRPEF = € 5.335,41
* addizionale comunale (es. Milano) = € 32,98
* addizionale regionale (es. Lombardia) = € 347,34
* totale INPS + tasse: € 13.731,73 (45% del fatturato circa)
I conti vi tornano?
Ho sbagliato tutto?
Cazziatemi pure... ma con garbo!
Claudia
[Edited at 2012-08-31 07:30 GMT] | | | Sergio Paris Italy Local time: 17:54 German to Italian + ... Le spese fanno la differenza! | Aug 31, 2012 |
Cara Claudia,
non sono un esperto fiscalista ma i tuoi calcoli sono giusti, almeno credo. Per fortuna o purtroppo (vedi tu) le spese incidono, ma non dico nulla di nuovo. L'anno scorso ho speso tantissimo e quest'anno mi ritrovo a pagare veramente poco se considero il fatturato. Il mio consulente mi dice sempre che più spendo meno devo ridare allo stato, che poi per altre vie se li riprende comunque, ma almeno il salasso non è traumatico, seppur latente. E' il cane che si morde la... See more Cara Claudia,
non sono un esperto fiscalista ma i tuoi calcoli sono giusti, almeno credo. Per fortuna o purtroppo (vedi tu) le spese incidono, ma non dico nulla di nuovo. L'anno scorso ho speso tantissimo e quest'anno mi ritrovo a pagare veramente poco se considero il fatturato. Il mio consulente mi dice sempre che più spendo meno devo ridare allo stato, che poi per altre vie se li riprende comunque, ma almeno il salasso non è traumatico, seppur latente. E' il cane che si morde la coda, lo so! Scusa se la mia osservazione può sembrare ridondante e inopportuna. Tanto per completare il tuo quadretto!
Sergio ▲ Collapse | |
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La stessa cosa dice a me | Aug 31, 2012 |
Sergio Paris wrote:
Cara Claudia,
non sono un esperto fiscalista ma i tuoi calcoli sono giusti, almeno credo. Per fortuna o purtroppo (vedi tu) le spese incidono, ma non dico nulla di nuovo. L'anno scorso ho speso tantissimo e quest'anno mi ritrovo a pagare veramente poco se considero il fatturato. Il mio consulente mi dice sempre che più spendo meno devo ridare allo stato, che poi per altre vie se li riprende comunque, ma almeno il salasso non è traumatico, seppur latente. E' il cane che si morde la coda, lo so! Scusa se la mia osservazione può sembrare ridondante e inopportuna. Tanto per completare il tuo quadretto!
Sergio
A me dice la stessa cosa. Per quello, dicevo nell'altro intervento, ci si sente spinti a orientare i propri gusti in fatto di consumi sul tipo di spese che si possono scaricare. Se ami tantissimo i vestiti, le borse e le scarpe, peggio per te. I viaggi fanno parte delle spese scaricabili, e allora cavoli, viaggia di più, almeno spendi i soldi per qualcosa che ti interessa. Personalmente quest'estate ho fatto più viaggi che potevo e non ho comprato neanche una maglietta (estremizzo, ma non troppo, mi sa!).
Quanto alle considerazioni di Gianfranco, chiedo scusa se dovessi centrare poco il bersaglio perché non ho letto tutta la discussione. La mia esperienza nel settore della traduzione è quella di una persona relativamente giovane da un punto di vista professionale (anche se ormai si avvicina il decennale), che avrebbe discrete prospettive di crescita, del fatturato, di fondazione di una piccola agenzia, di un certo benessere, di tutto, e che scientemente decide "no". Sarò anche stata molto fortunata però nei settori di cui mi occupo io, ovvero traduzioni di marketing e pubblicità, web marketing ecc. in vari ambiti merceologici che vanno dai giochi alla moda al turismo passando per tanto altro, la richiesta abbonda, abbonda davvero. Le tariffe sono discrete, non dico alte, ma neanche basse. In ogni caso, non so se questo troverà qualcuno in disaccordo, nei miei settori e nel mio caso non è a parola che si costruisce il margine, è con la produttività complessiva: in dieci anni la mia capacità produttiva è come minimo triplicata, questo mi ha permesso di poter aumentare le entrate senza dover triplicare anche i prezzi e senza sostanzialmente aumentare le ore di lavoro. Un ragionamento che (credo almeno) non fa una piega da un punto di vista del mercato, così come non fanno una piega ragionamenti di segno differente, perché secondo me nel mega-market della traduzione c'è posto per tante strategie diverse.
Le dolenti note non sono qua: le dolenti note sono nell'imposizione fiscale. Il paradosso dei paradossi è che non è la crisi del mercato o del lavoro a uccidere l'imprenditoria, ma il fisco. Non ha senso propormi di fatturare 60.000 euro l'anno per lasciarne 30mila nelle mani dello stato, non ha senso perché niente mi tornerà indietro né ora né mai. Questo è ciò che uccide la voglia di crescere da un punto di vista imprenditoriale.
Io mi sto di nuovo rivolgendo a un settore che negli ultimi tre anni avevo trascurato per concentrarmi sulla traduzione e che è tutt'altro che remunerativo, come quello del giornalismo. Ciò che più amo nella vita ma non mi dà da mangiare. Beh ho deciso che perso per perso, faccio quello che mi piace, non quello che mi fa guadagnare di più; userò l'aumento della mia capacità produttiva non per arricchirmi, ma per avere più tempo libero e dedicarlo ad altro, tanto oltre una certa soglia di fatturato non mi conviene andare, il gioco non vale più la candela, per colpa delle tasse e non del mercato. Molto triste perché poi uno applica il ragionamento a milioni di persone e si chiede 'ma allora non è vero che non c'è lavoro? E allora perché mai, non esce quel paese dalla crisi'? Risposta: non ne esce perché non importa a nessuno che ne esca. I grandi evasori sono protetti con lo scudo fiscale, e le persone comuni sono succhiate fino al midollo. E questo è ciò che vogliono: succhiare il midollo della gente comune. | | | d'accordissimo | Aug 31, 2012 |
Federica D'Alessio wrote:
Sergio Paris wrote:
Cara Claudia,
non sono un esperto fiscalista ma i tuoi calcoli sono giusti, almeno credo. Per fortuna o purtroppo (vedi tu) le spese incidono, ma non dico nulla di nuovo. L'anno scorso ho speso tantissimo e quest'anno mi ritrovo a pagare veramente poco se considero il fatturato. Il mio consulente mi dice sempre che più spendo meno devo ridare allo stato, che poi per altre vie se li riprende comunque, ma almeno il salasso non è traumatico, seppur latente. E' il cane che si morde la coda, lo so! Scusa se la mia osservazione può sembrare ridondante e inopportuna. Tanto per completare il tuo quadretto!
Sergio
A me dice la stessa cosa. Per quello, dicevo nell'altro intervento, ci si sente spinti a orientare i propri gusti in fatto di consumi sul tipo di spese che si possono scaricare. Se ami tantissimo i vestiti, le borse e le scarpe, peggio per te. I viaggi fanno parte delle spese scaricabili, e allora cavoli, viaggia di più, almeno spendi i soldi per qualcosa che ti interessa. Personalmente quest'estate ho fatto più viaggi che potevo e non ho comprato neanche una maglietta (estremizzo, ma non troppo, mi sa!).
Quanto alle considerazioni di Gianfranco, chiedo scusa se dovessi centrare poco il bersaglio perché non ho letto tutta la discussione. La mia esperienza nel settore della traduzione è quella di una persona relativamente giovane da un punto di vista professionale (anche se ormai si avvicina il decennale), che avrebbe discrete prospettive di crescita, del fatturato, di fondazione di una piccola agenzia, di un certo benessere, di tutto, e che scientemente decide "no". Sarò anche stata molto fortunata però nei settori di cui mi occupo io, ovvero traduzioni di marketing e pubblicità, web marketing ecc. in vari ambiti merceologici che vanno dai giochi alla moda al turismo passando per tanto altro, la richiesta abbonda, abbonda davvero. Le tariffe sono discrete, non dico alte, ma neanche basse. In ogni caso, non so se questo troverà qualcuno in disaccordo, nei miei settori e nel mio caso non è a parola che si costruisce il margine, è con la produttività complessiva: in dieci anni la mia capacità produttiva è come minimo triplicata, questo mi ha permesso di poter aumentare le entrate senza dover triplicare anche i prezzi e senza sostanzialmente aumentare le ore di lavoro. Un ragionamento che (credo almeno) non fa una piega da un punto di vista del mercato, così come non fanno una piega ragionamenti di segno differente, perché secondo me nel mega-market della traduzione c'è posto per tante strategie diverse.
Le dolenti note non sono qua: le dolenti note sono nell'imposizione fiscale. Il paradosso dei paradossi è che non è la crisi del mercato o del lavoro a uccidere l'imprenditoria, ma il fisco. Non ha senso propormi di fatturare 60.000 euro l'anno per lasciarne 30mila nelle mani dello stato, non ha senso perché niente mi tornerà indietro né ora né mai. Questo è ciò che uccide la voglia di crescere da un punto di vista imprenditoriale.
Io mi sto di nuovo rivolgendo a un settore che negli ultimi tre anni avevo trascurato per concentrarmi sulla traduzione e che è tutt'altro che remunerativo, come quello del giornalismo. Ciò che più amo nella vita ma non mi dà da mangiare. Beh ho deciso che perso per perso, faccio quello che mi piace, non quello che mi fa guadagnare di più; userò l'aumento della mia capacità produttiva non per arricchirmi, ma per avere più tempo libero e dedicarlo ad altro, tanto oltre una certa soglia di fatturato non mi conviene andare, il gioco non vale più la candela, per colpa delle tasse e non del mercato. Molto triste perché poi uno applica il ragionamento a milioni di persone e si chiede 'ma allora non è vero che non c'è lavoro? E allora perché mai, non esce quel paese dalla crisi'? Risposta: non ne esce perché non importa a nessuno che ne esca. I grandi evasori sono protetti con lo scudo fiscale, e le persone comuni sono succhiate fino al midollo. E questo è ciò che vogliono: succhiare il midollo della gente comune.
Mi trovo molto d'accordo con quanto detto da Federica. Penso anch'io che, al di là delle tariffe e dello svilimento del mercato, il grosso problema sia questo. | | | Percentuale contributiva | Aug 31, 2012 |
Claudia Benetello wrote:
Federica D'Alessio wrote:
Surreale, però è così, se pensate che 30.000 euro di fatturato equivalgono a più di 13.000 euro di tasse di cui una consistente parte in un INPS che da vecchi ci darà, se va bene, 400 euro al mese.
Ciao a tutti,
prendo spunto dall'intervento di Federica per provare a ragionare in maniera un po' più dettagliata (ma magari errata ... vi prego di correggermi se sbaglio) sul discorso tasse.
30.000 euro di fatturato possono portare a situazioni diverse in base al regime fiscale. Provo a fare un esempio con spese pari a 0 (che non è verosimile) solo per praticità.
Vecchi minimi (sostitutiva IRPEF 20%)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* sostitutiva IRPEF 20% = € 4.396,80
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 12.413,80 (41% del fatturato circa)
Nuovi minimi (sostitutiva IRPEF 5%)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* sostitutiva IRPEF 5% = € 1.099,20
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 9.115,20 (30% del fatturato circa)
Regime semplificato (per ricavi non superiori ai 400mila euro nell'anno precedente; per ricavi superiori ai 400mila euro si è nel regime ordinario)
* € 30.000 di fatturato
* 26,72% INPS = € 8.016
* IRPEF = € 5.335,41
* addizionale comunale (es. Milano) = € 32,98
* addizionale regionale (es. Lombardia) = € 347,34
* totale INPS + tasse: € 13.731,73 (45% del fatturato circa)
I conti vi tornano?
Ho sbagliato tutto?
Cazziatemi pure... ma con garbo!
Claudia [Edited at 2012-08-31 07:30 GMT]
Tutto corretto, mi pare, ma la percentuale per il pagamento dei contirbuti INPS ha toccato, ahinoi, la scandalosa soglia del 27,72%. | | | dropinka (X) Italy English to Italian + ... Certo, ma... | Aug 31, 2012 |
Sergio Paris wrote:
Cara Claudia,
non sono un esperto fiscalista ma i tuoi calcoli sono giusti, almeno credo. Per fortuna o purtroppo (vedi tu) le spese incidono, ma non dico nulla di nuovo. L'anno scorso ho speso tantissimo e quest'anno mi ritrovo a pagare veramente poco se considero il fatturato. Il mio consulente mi dice sempre che più spendo meno devo ridare allo stato, che poi per altre vie se li riprende comunque, ma almeno il salasso non è traumatico, seppur latente. E' il cane che si morde la coda, lo so! Scusa se la mia osservazione può sembrare ridondante e inopportuna. Tanto per completare il tuo quadretto!
Sergio
Ciao Sergio!
Sicuramente le spese fanno la differenza, nel senso che si deducono e quindi poi si pagano meno tasse. Ma i soldi per fare queste spese bisogna comunque tirarli fuori Mi riferisco soprattutto alle spese professionali in senso stretto e non alle spese promiscue.
Faccio un esempio con € 9.000 di spese:
Vecchi minimi (sostitutiva IRPEF 20%)
* € 30.000 di fatturato
* € 9.000 euro di spese
* 26,72% INPS = € 5.611,20
* sostitutiva IRPEF 20% = € 3.077,76
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 8.688,96 più € 9.000 di spese = € 17.688,96 = € 12.311,04 netti
Nuovi minimi (sostitutiva IRPEF 5%)
* € 30.000 di fatturato
* € 9.000 euro di spese
* 26,72% INPS = € 5.611,20
* sostitutiva IRPEF 5% = € 769,44
* no addizionali IRPEF
* totale INPS + tasse = € 6.380,64 più 9.000 di spese = € 15.380,64 = € 14.619,36 netti
Regime semplificato (per ricavi non superiori ai 400mila euro nell'anno precedente; per ricavi superiori ai 400mila euro si è nel regime ordinario)
* € 30.000 di fatturato
* € 9.000 euro di spese
* 26,72% INPS = € 5.611,20
* IRPEF = € 3.554,70
* addizionale comunale (es. Milano) = € 23,08
* addizionale regionale (es. Lombardia) = € 243,14
* totale INPS + tasse: € 9.431,12 più € 9.000 di spese = € 18.431,12 = € 11.567,88 netti
Claudia | |
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dropinka (X) Italy English to Italian + ...
Federica D'Alessio wrote:
A me dice la stessa cosa. Per quello, dicevo nell'altro intervento, ci si sente spinti a orientare i propri gusti in fatto di consumi sul tipo di spese che si possono scaricare. Se ami tantissimo i vestiti, le borse e le scarpe, peggio per te. I viaggi fanno parte delle spese scaricabili, e allora cavoli, viaggia di più, almeno spendi i soldi per qualcosa che ti interessa. Personalmente quest'estate ho fatto più viaggi che potevo e non ho comprato neanche una maglietta (estremizzo, ma non troppo, mi sa!).
Ciao Federica,
sono d'accordo con te, è la cosa più sensata, ma se il viaggio è palesemente di piacere (ad es. safari in Kenya), sarà difficile farlo passare come spesa di lavoro... E soprattutto, se si investe in hardware, software, corsi di formazione ecc., non bisogna tenere conto solo del "risparmio fiscale" che deriva da tali spese: il fatto di poterle dedurre fa sì che, a conti fatti, ci costino meno, ma non che siano gratis!
Insomma, il "tanto poi scarico" secondo me va preso con un po' di moderazione
Sul resto ("che senso ha fatturare 60.000 se poi tanto ne devo dare 30.000 allo stato") non sono troppo d'accordo, perché anche se fatturi 30.000 ti resta in mano più o meno la metà... è tutto in proporzione.
Claudia | | | dropinka (X) Italy English to Italian + ...
Pierluigi Bernardini wrote:
Tutto corretto, mi pare, ma la percentuale per il pagamento dei contirbuti INPS ha toccato, ahinoi, la scandalosa soglia del 27,72%.
Grazie per la precisazione, Pierluigi!
Claudia | | | gianfranco Brazil Local time: 12:54 Member (2001) English to Italian + ... Altre considerazioni sul futuro e su un lavoro sostenibile a lunga scadenza | Aug 31, 2012 |
Grazie a Claudia, per avere fatto questi conti
e anche se non fossero validi per tutti, danno comunque con buona approssimazione un altra informazione utile a molti.
Si potrebbero ritoccare le cifre all'infinito, ma non ha molta importanza, l'ordine di grandezza è quello che conta.
Per esempio, hai calcolato l'INPS al 26,72%, pare che ora salga al 27,75% e poi salirà ancora. Fa una differenza dell'1%, circa 300 euro, che nel contesto dei valori finali che hai fo... See more Grazie a Claudia, per avere fatto questi conti
e anche se non fossero validi per tutti, danno comunque con buona approssimazione un altra informazione utile a molti.
Si potrebbero ritoccare le cifre all'infinito, ma non ha molta importanza, l'ordine di grandezza è quello che conta.
Per esempio, hai calcolato l'INPS al 26,72%, pare che ora salga al 27,75% e poi salirà ancora. Fa una differenza dell'1%, circa 300 euro, che nel contesto dei valori finali che hai fornito, diciamo che fa poca differenza, come quando piove sul bagnato.
Aggiungo poi una nota positiva. Se non erro, gli importi pagati all'INPS nel corso l'anno seccessivo vengono detratti dal reddito imponibile. Se così fosse, questo dettaglio fa differenza, soprattutto per il regime semplificato (quello gravato da un carico fiscale e previdenziale del 45%), portandolo un po' piu' vicino agli altri due sistemi.
Infatti, con fatturato pari agli interi 30mila, meno i 5600 pagati all'INPS, si ha un imponibile di 24mila circa, che a sua volta fa diminuire i 6000 euro calcolati per IRPEF e tasse locali.
Comunque, in ogni caso, con un fatturato pari all'intero limite di 30mila euro, siamo intorno a cifre di reddito netto tra i 16mila e i 20mila euro.
Considerando che non tutti possono arrivare al limite preciso, e fermarsi, probabilmente chi sta in uno di questi regimi si ferma un po' prima, e allora semplifico prendendo un reddito netto indicativo di 16mila per tutti i ragionamenti del seguito.
Per riportare queste cifre globali al metro quotidiano, per fare 30mila euro lordi all'anno, stiamo parlando di una media di 2500 euro al mese per 12 mesi!!!
Se togliamo un mese di riposo e 30 giorni tra incombenze varie non produttive, magari una settimana di influenza, o comunque altri 30 giorni sparsi nell'anno in cui non si lavoro (molto normale), sono allora 3000 euro al mese per 10 mesi.
Siamo ancora su stime ottimistiche perché, come noto, i lavori non vengono in sequenza e in fila, uno dietro l'altro. I 5 giorni o anche i 10 senza lavoro o con lavoretti da pochi euro sono comuni, ci sono sempre intervalli tra un lavoro sostanzioso e l'altro, fatti di lavoretti da poco, preventivi, attese, cancellazioni e poco fatturato...
Alla lunga, queste pause e discontinuità, significano che 20 giorni per 10 mesi, per un totale di 200 giorni effettivi di lavoro, siano anche ottimistici, per moltissimi traduttori.
Concludendo, per fare 30mila euro lordi, si tratta di fatturare 150 euro x 20 giorni x 10 mesi.
Se guardiamo alle tariffe, con l'occhio su questa cifra di 150 euro
si tratta di fare, in una giornata lavorativa:
- 1500 parole pagate a 10 cents (circa 7 cartelle a 20 euro)
oppure
- 2000 parole a 7,5 cents (circa 9 cartelle a 17 euro)
oppure
- 2500 parole a 6,0 cents (circa 11 cartelle a 14 euro)
oppure
- 3000 parole a 5,0 cents (circa 14 cartelle a 11 euro)
e tutto questo come media su 20 giorni al mese e 10 mesi all'ano.
Se un mese si lavora meno di 20 giorni, e si fattura meno di 3000, ci deve essere un altro mese che compensa. Se per 3 mesi il fatturato è inferiore, sarà difficile recuperare e molto probabilmente l'anno non arriva ai 30mila euro, e tanti saluti ai teorici 16mila euro netti di cui sopra.
Questo reddito, guardiamoci nelle palle degli occhi, con la concorrenza (eccesso di traduttori) e alle tariffe correnti attuali, tende ad essere piu' sul carico di 2-3000 parole che su quello di 1500, tende anche a non essere raggiunto in termini ne' di volume ne' di fatturato, e tende a mantenere i traduttori, anche se lavorano a tempo pieno, su fatturati inferiori ai 30mila lordi annui.
Bene, cioe' male, ma almeno ora abbiamo il quadro numerico un po' dettagliato di cosa occorre fare per avere questi ipotetici e medi 16 mila euro lordi, circa, all'anno.
* * *
Ora le considerazioni su come utilizzarli:
Con 16mila euro, sostengo che non ci si può mantenere, a meno che non si abbia nessuno a carico e anche un tenore di vita molto parco.
Certamente non pagando un affitto/mutuo, che da solo si porterebbe via quasi tutto.
Certamente non mantenendo un coniuge.
E anche senza concedersi troppe spese, a prescindere dal fatto che siano detraibili, in parte o in toto, perché anche se danno (quelle poche che lo danno) un beneficio fiscale, comunque la spesa eccede il beneficio. Mi sembra chiaro, con quel reddito!!
Invece ci sta chi:
- ha la fortuna di non dover pagare un affitto/mutuo perché ha un alloggio, o abita con i genitori, o condivide una abitazione con amici, o lo paga il partner
- ha un partner che guadagna, o guadagna bene, o ha un reddito almeno aggiuntivo e regolare
- guadagna queste cifre traducendo come lavoro part-time mentre ha anche un secondo lavoro (o qualunque altra fonte di reddito)
* * *
Il mio discorso, fin dall'inizio, escludeva tutte queste situazioni perché volevo analizzare il lavoro di traduttore in sé, visto il problema di mantenersi con tale attività, quindi non ho incluso e non volevo includere queste situazioni che esistono, sono molto reali, legittime e diffuse, ma non sono soluzioni. Sono situazioni personali che mascherano il problema di fondo del settore.
Io parlavo di tariffe e del mercato attuale, dove chi vuole fare il traduttore a tempo pieno e vuole essere indipendente (definito come "essere in grado di sostenere se stessi e una famiglia, pagare un affitto o mutuo e avere anche del margine") facendo solo il traduttore, e trova parecchie difficoltà.
Ribadisco il concetto di lavorare con margine. Il margine include tutte le spese prudenziali e gli accantonamenti assolutamente imprescindibili per poter dire che il proprio lavoro è sostenibile a lungo termine, quindi include risparmi regolari, eventuali assicurazioni, eventuale pensione integrativa, ecc.).
Chi fa i conti senza considerare tale margine, e senza considerarlo indispensabile, a mio avviso, oppure pratica o accetta tariffe che non consentono tale margine, sta sbagliando i conti, quindi sta lavorando in condizioni precarie e, in ultima analisi, sta remando con impegno verso l'abisso.
In termini pratici, al primo imprevisto gli salta il banco, e se per qualunque motivo ha un calo del lavoro o una spesa imprevista (fermo per malattia, spese mediche elevate, un furto o qualunque altro imprevisto) tale incauto 'professionista' deve farsi prestare o regalare soldi da qualcuno!!!
Questa non è vera indipendenza, è sussistenza precaria.
Mi sembra elementare, ma è meglio ribadirlo!
Ritengo quindi che un fatturato sotto i 30mila euro, con le tasse e i contributi che abbiamo visto, non consente di arrivare all'indipendenza, non consente di accantonare niente, veramente neppure di fare investimenti nella propria formazione continua, e probabilmente neppure una vacanza o un viaggio, che sia di lavoro o di piacere. Niente di tutto è possibile senza considerare situazioni speciali e/o altri redditi, e questo è il problema per chi vuole fare il traduttore a tempo pieno, e farlo a lungo.
Superare i 30mila e andare sui redditi di cui parlavo, invece, implica l'esistenza di un flusso di lavoro talmente continuo ed a tariffe talmente... diciamo "infrequenti", che attualmente ben pochi riescono a raggiungere le cifre di fatturato loro citate.
E siamo daccapo, nonostante l'impegno a tempo pieno, gli anni di esperienza, ecc...
Ricordo ora, per comodità del lettore, che per un reddito sufficiente ad essere indipendenti e protetti da imprevisti (senza scialacquare niente, eh) in altri interventi si parlava di fatturare 250 euro al giorno per 20 giorni al mese x 11 mesi, e per fare questi 250 euro (di media!!!) è facile calcolare tariffe e volumi di lavoro (già visti in dettaglio in altri interventi).
E' tutto.
Ora abbiamo disegnato un quadro completo di cifre, prospettive e soprattutto abbiamo visto il significato praticodi queste cifre.
Ora che ognuno si faccia i conti, e si legga i risultati che sta ottenendo, soprattutto pensando a lunga scadenza, al concetto di attività indipendente e all'esigenza di creare un margine per gli imprevisti, una sicurezza per il futuro e un lavoro sostenibile.
GF
[Edited at 2012-08-31 11:48 GMT] ▲ Collapse | | | Pages in topic: < [1 2 3 4 5 6 7 8 9] > | To report site rules violations or get help, contact a site moderator: You can also contact site staff by submitting a support request » Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente? CafeTran Espresso | You've never met a CAT tool this clever!
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