Pages in topic: < [1 2 3 4 5 6 7 8 9] | Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente? Thread poster: María José Iglesias
| In sintesi... | Sep 3, 2012 |
1) Scarsa imprenditorialità
2) Servizio offerto mediocre, privo di valore aggiunto
3) Incapacità a comunicare professionalmente e tempestivamente
4) Nessuna propensione agli investimenti - tecnologici e nel training
5) Mancanza di etica lavorativa
6) Visione "romantica" della nostra professione
La frittata è fatta. | | | gianfranco Brazil Local time: 00:50 Member (2001) English to Italian + ...
Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
1) Scarsa imprenditorialità
2) Servizio offerto mediocre, privo di valore aggiunto
3) Incapacità a comunicare professionalmente e tempestivamente
4) Nessuna propensione agli investimenti - tecnologici e nel training
5) Mancanza di etica lavorativa
6) Visione "romantica" della nostra professione
La frittata è fatta.
Abbastanza d'accordo con Giovanni
Il suo numero 6. è legato, nel senso di altra faccia della stessa medaglia al numero 1. come anche, in diverso modo, anche i punti 2. 3. 4. e 5.
Ma noto che tutti quelli elencati sopra sono "fattori interni", ovvero caratteristiche o carenze personali di molti traduttori, e tutti, chi più né meno, possiamo soffrire di qualcuno di quei problemi.
In ogni caso, sono tutti fattori in cui una persona che si impegna nel lavoro, magari entro dopo qualche anno, può imparare e migliorare molto, e quindi sarebbero superabili, a livello individuale.
Ci sono però anche i fattori esterni, quelli dovuti al mercato nel suo insieme, quindi includendo i concorrenti e gli altri operatori sul mercato della traduzione, e su questi fattori non si può intervenire. Si tratta di problemi generali o strutturali che non possono neppure essere risolti con l'impegno della "collettività dei traduttori" perché dipendono da fattori esterni, economia generale o altro.
E' su questi fattori che mi sono concentrato nei miei interventi, e vi includerei:
7) Eccesso di offerta, troppi traduttori
(questo genera, sempre grazie ai fattori personali elencati da Giovanni, una guerra al ribasso nelle tariffe fra i traduttori. Oltre ai numerosi traduttori in attività da tempo, esiste un forte flusso di nuove leve e un aumento dei "traduttori per ripiego", ovvero molte persone che non trovando lavori stabili o avendo perso il lavoro si buttano sulla traduzione per rimediare qualche guadagno occasionale. Fenomeno questo in aumento per via della crisi in corso)
8) Eccesso di intermediari, guerra delle tariffe anche tra le agenzie
(gli intermediari sono troppi e non sempre qualificati, tra agenzie vere e ben organizzate, agenzie passacarte, sub-appaltatori, e sub-sub, e quando lottano sul prezzo per aggiundicarsi un progetto, o un sub-sub-appalto, ovviamente posssono offire al traduttore solo una frazione del prezzo ridotto che riescono a spuntare, da cui scontare anche i loro costi e il loro margine di profitto)
9. Carico fiscale e previdenziale elevatissimo
(solo in parte alleviato per alcuni regimi agevolati, che comunque sono spesso temporanei o limitanti in altri modi)
10) Calo del mercato italiano
* * *
Parlo del mercato della lingua italiana (traduttori che operano in Italia o che traducono verso l'italiano) e ritengo che i due fenomeni 7. e 8. siano in atto, in crescendo, da parecchi anni, e i punti 9. e 10. siano in netto peggioramento in questi ultimi tempi.
Nota:
Altri mercati possono avere problemi simili, sia del tipo 'personale' che 'globale', e anche altri problemi che non abbiamo con l'italiano (per es. offerta della stessa lingua da paesi con costo della vita molto diverso), ma a noi ci bastano e avanzano i nostri. Non credo che stiamo parlando del mercato mondiale della traduzione, ma solo del nostro mercato, della nostra disoccupazione galoppante, delle nostre tasse, della nostra università, e della nostra economia nazionale.
E la frittata che era già ben ripiena, ora è anche ben cotta dall'esterno.
GF
[Edited at 2012-09-03 13:39 GMT] | | | d'accordo in parte... | Sep 3, 2012 |
gianfranco wrote:
7) Eccesso di offerta, troppi traduttori
non sono molto d'accordo su questo. Nel senso che sì ci sono troppi traduttori, ma troppi traduttori non all'altezza. I traduttori bravi (e con tutti i requisiti di cui parlavo prima) sono pochi. Ora, ci vogliono alcuni anni per formarsi un parco clienti adeguato, ed è anche vero che io ho cominciato con la macchina da scrivere, però se disponi di tutti i requisiti di cui sopra, hai un'ottima conoscenza della lingua di partenza e di quella d'arrivo, i risultati non si faranno attendere.
8) Eccesso di intermediari, guerra delle tariffe anche tra le agenzie
Su questo sono d'accordo. Ma basta saper scegliere bene...
9. Carico fiscale e previdenziale elevatissimo
Questo non m'interessa... per fortuna non vivo in Italia. Ed è l'unico aspetto che mi dissuaderebbe dal tornare in Italia.
10) Calo del mercato italiano
Il calo c'è dappertutto, ma le agenzie intelligenti continuano a propormi una mole consistente di lavoro. Chissà perché!
E la frittata che era già ben ripiena, ora è anche ben cotta dall'esterno.
[Edited at 2012-09-03 14:52 GMT] | | | Calo relativo o calo assoluto? | Sep 3, 2012 |
10) Calo del mercato italiano
In termini assoluti, dubito fortemente che ci sia un calo del mercato italiano, se per questo intendi che c'è meno materiale da tradurre di prima.
Se invece vuoi dire che altri mercati, che prima erano dietro di noi, ora ci sono davanti, la cosa è diversa.
[Edited at 2012-09-04 00:29 GMT] | |
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gianfranco Brazil Local time: 00:50 Member (2001) English to Italian + ... La mia autopsia... | Sep 3, 2012 |
Continuo con il discorso sui fattori esterni, giacché personalmente quelli interni non mi interessano.
I fattori interni sono sotto il mio controllo e posso lavorare, lottare e migliorare, ma contro quelli esterni non posso lottare, e li voglio esporre e capire.
Se non ci posso lottare e li trovo quindi di fatto 'imbattibili', lo devo capire e agire di conseguenza.
AFFOLLAMENTO DI TRADUTTORI
I troppi traduttori sono un problema, e lo abbiamo già ... See more Continuo con il discorso sui fattori esterni, giacché personalmente quelli interni non mi interessano.
I fattori interni sono sotto il mio controllo e posso lavorare, lottare e migliorare, ma contro quelli esterni non posso lottare, e li voglio esporre e capire.
Se non ci posso lottare e li trovo quindi di fatto 'imbattibili', lo devo capire e agire di conseguenza.
AFFOLLAMENTO DI TRADUTTORI
I troppi traduttori sono un problema, e lo abbiamo già discusso nelle pagine precedenti, perché in ogni caso tendono a deprimere le tariffe.
Se ogni anno ci sono molte centinaia, se non forse migliaia, di nuovi arrivi, in un settore anche saturo, e sia ben chiaro che tra loro ci sono tutte le categorie, da molto acerbi a bravini o anche bravi senza mezze misure, è chiaro che il mercato saturo diventa sovrassaturo.
Inoltre, mentre alcuni sono anche bravi dal punto di vista linguistico, la maggioranza lo sono molto meno (anche quelli bravini) dal punto di vista imprenditoriale.
Ad aspettarli ci sono centinaia e centinaia di agenzie e intermediari che vivono sfruttando questa nuova ondata annuale di energie e "sangue" fresco.
"Non hai esperienza, non importa, ti offro 0,0002 briciole di semini per pagina, ma impari e poi quando sarai maturo ti pago meglio..."
Solo parole per passare alla prossima sfornata di pivelli dell'anno successivo.
Questo è un problema a prescindere, anche perché gli X-mila nuovi aspiranti traduttori all'anno tolgono lavoro alle migliaia che già super-affollano il settore, e in media se la passano già maluccio da qualche tempo.
Insomma, il secchio è pieno, e ogni anno ci entra nuova sabbia perché ci viene pressata dentro, non perché ci sia spazio.
E' ovvio che ogni granello di sabbia (ognuno di noi) non ha molto spazio per manovrare, anche ammesso che la nuova sabbia sia meno matura, comunque tenta di entrare nel secchio e a togliere una fettina di spazio...
Anzi, a questo punto, anche i sassolini robustelli che stavano bene 15 o 10 ani fa, che pure hanno investito, sanno bene il fatto loro e hanno o avevano clienti regolari, incominciano a essere spaccati dalla pressione di tanta sabbia finissima che si infila ovunque. Rendo l'idea?
AFFOLLAMENTO DI AGENZIE
Le troppe agenzie, tra cui poi esiste una vasta gamma di tipologie, sono l'altra morsa della tenaglia.
Come discusso in precedenza, mentre l'eccesso di traduttori porta le agenzie a cercare e trovare chi fa un lavoro a tariffe più basse, anche il cliente, ricevendo per ogni sua esigenza numerosi preventivi, scopre ben presto che c'è un mercato affollatissimo nell'offerta di servizi di intermediazione, coordinamento e controllo di qualità e quindi, inevitabilmente, fa con le agenzie lo stesso giochino che le agenzie fanno coi traduttori, e le mettono in concorrenza.
Anche le agenzie sono quindi sotto tremenda pressione, nello stesso e identico modo in cui lo sono i traduttori. Alcune si difendono bene offrendo un pacchetto super-professionale di servizi e valore aggiunto (gestione di lingue multiple, controllo di qualità, un parco di collaboratori ben collaudati, impaginazione, ecc. l'elenco è veramente lungo e quindi anche le opportunità), ma spesso perdono contratti e soldi a favore di agenzie spregiudicate, o bugiarde, o molto astute, che non hanno tanti scrupoli e li battono sul costo con mille trucchi, alcuni anche decisamente 'poco onesti'.
Magari durano pochi anni, o fanno un colpaccio ogni tanto, ma se sono centinaia o migliaia, e se ne nascono di nuove ogni giorno, è inutile che vadano male, perché vengono sostituite da nuove entrate sempre molto aggressive e pronte alla guerra... delle tariffe.
Personalmente non invidio di sicuro, anzi capisco abbastanza bene la situazione delle agenzie, sono sotto la pressione di costi fissi e spesso anche di investimenti ingenti, sono costrette ad abbassare le tariffe medie offerte, ma di fatto, dal nostro punto di vista, per noi hanno un effetto uguale all'altro fattore, e a loro volta, ci offrono tariffe sempre più risicate.
E no, non si tratta di saper scegliere, ovvero non basta. Se le agenzie che un anno ti mandavano 10 lavori, passano a 6, e poi l'anno dopo a un lavoro, ma solo perché sono alle strette, e poi sostanzialmente scompaiono dal tuo libro clienti, non sei tu a scegliere, ma sono loro ad avere cambiato fascia di fornitori, volenti o nolenti... e vanno a lavorare con traduttori che accettano tariffe molto inferiori.
Se io accettassi oggi tariffe inferiori a quelle che erano normali 8-10 anni fa, troverei lavoro, forse anche molto, ma se mi faccio i conti freddamente, come me li sono fatti in privato e come ho speso del tempo a fare qui nel forum, scopro che non mi conviene, soprattutto non mi piace la tendenza a lungo termine, e le conseguenze sono quelle già descritte, per pagine e pagine.
FISCO
Il carico fiscale in Inghilterra, dove ho vissuto come dipendente e come freelance, è sempre stato inferiore rispetto a quello italiano, e anche qui in Brasile è leggermente inferiore.
Qui esiste anche un regime agevolato simile a quello italiano, che sto usando per la mia nuova attività, ma ha una caratteristica interessante.
Offre un'aliquota unica per tutte le tasse, pagabili con un singolo versamento mensile.
Quindi, le numerosissime imposte brasiliane diventano una aliquota singola, abbastanza bassa, e un singolo versamento, senza obblighi di tenuta di libri contabili (basta tenere i documenti in ordine) e un solo versamento elettronico al mese. Punto.
Al crescere del fatturato, inoltre, non ha uno scalino brusco, che fa passare dal regime agevolato a quello normale, tanto ripido da indurre molte persone a restare nella fascia bassa. Esiste invece una scaletta molto graduale di aliquote per fascia di fatturato, per cui ad ogni scaglione corrisponde un piccolo aumento del carico fiscale. In questo modo, gradualmente, scaglione dopo scaglione, si entra nelle fasce di tassazione normale, ma a valori di fatturato lordo ben alti.
Ecco, un sistema che è semplice nei suoi obblighi formali e intelligente dal punto di vista di favorire chi inizia in piccolo e portarlo gradualmente, mentre l'attività cresce, a un regime fiscale più pesante ma ben graduato nel tempo.
Intendiamoci, qui in Brasile le tasse non sono basse, ma una piccola impresa o un lavoratore autonomo hanno di fronte una scaletta ragionevolmente graduale e ragionevolmente semplificata, per partire e per crescere senza tanti patemi. Un bravo consulente, e la burocrazia si riduce a zero, si tratta solo di pensare al lavoro senza perdere tempo a contorcersi in calcoli, senza paura, senza congruità del broccolo da rispettare, senza anticipare soldi prima di intascarli.
Scusate la deviazione, ma questo dimostra che il sistema italiano ha seri problemi nel favorire il lavoro autonomo, e concordo con Giovanni, non tornerei a produrre in Italia.
MERCATO GLOBALE
Il calo del mercato italiano è inteso in senso assoluto e relativo. La crisi italiana implica che ci sono meno consumatori e meno vendite, meno aziende straniere interessate a entrare con i loro prodotti, e quindi meno traduzioni di tipo commerciale, meno manuali di prodotti, meno business in tutti i sensi.
Per tornare al Brasile, adesso l'Italia è fuori dal G8, appunto per l'ingresso del Brasile, tanto che il prossimo G8 sarà probabilmente un G10.
Insomma, tengono l'Itala nel club ma sta diventando il ruotino di scorta. Questo significa che non solo siamo in recessione (in termini assoluti) ma anche meno importanti in termini relativi, come mercato, come partner commerciale e come entità economica.
E ora la frittata è non solo ben cotta, ma per me è anche bruciata,
e le ho fatto anche la mia personale autopsia...
GF
[Edited at 2012-09-03 19:48 GMT] ▲ Collapse | | | LINDA BERTOLINO Italy Local time: 05:50 Member (2007) German to Italian + ... |
Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
non sono molto d'accordo su questo. Nel senso che sì ci sono troppi traduttori, ma troppi traduttori non all'altezza. I traduttori bravi (e con tutti i requisiti di cui parlavo prima) sono pochi. Ora, ci vogliono alcuni anni per formarsi un parco clienti adeguato, ed è anche vero che io ho cominciato con la macchina da scrivere, però se disponi di tutti i requisiti di cui sopra, hai un'ottima conoscenza della lingua di partenza e di quella d'arrivo, i risultati non si faranno attendere.
Guarda che anche ai traduttori nella media (se consegnano in tempo, se organizzati per essere sempre raggiungibili) il lavoro non manca.
Voglio dire non è indispensabile essere "eccellenti", basta essere nella media.
Corretto per typo
[Edited at 2012-09-04 17:03 GMT] | | |
Angie Garbarino wrote:
Guarda che anche ai traduttori nella media (se consegnano in tempo, se organizzati per essere sempre raggiungibili) il lavoro non manca.
Voglio dire non è indispensabile essere "eccellenti", basta essere nella media.
Corretti per typo
Su questo sono pienamente d'accordo con Angie, nel senso che spesso molti traduttori sono scartati prima ancora che venga valutata la loro capacità di tradurre o a prescindere dalla stessa. Scarsa reperibilità, mancanza della benché minima flessibilità, utilizzo insufficiente dei CAT, arroganza, inaffidabilità nelle consegne, rifiuti ripetuti di lavori anche brevi (torniamo al discorso iniziale di Maria José) e via dicendo, compromettono irrimediabilmente la collaborazione. Se tutte queste capacità sono presenti, non è detto che si debba essere dotati di capacità innate per lavorare e anche molto. Certo, in quest'ultimo gruppo potranno esserci anche delle persone di altissimo livello, va da sé che faranno strada, ma agli altri non penso che il lavoro verrà mai a mancare. Non sto dicendo che si possono accettare errori o distrazioni in una traduzione, intendiamoci, ma è vero che non è necessario essere eccellenti per coprire una grossa fetta di mercato. | |
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Mariella Bonelli wrote:
Se tutte queste capacità sono presenti, non è detto che si debba essere dotati di capacità innate per lavorare e anche molto. Certo, in quest'ultimo gruppo potranno esserci anche delle persone di altissimo livello, va da sé che faranno strada, ma agli altri non penso che il lavoro verrà mai a mancare. Non sto dicendo che si possono accettare errori o distrazioni in una traduzione, intendiamoci, ma è vero che non è necessario essere eccellenti per coprire una grossa fetta di mercato.
se ci si accontenta di sfornare traduzioni di media qualità a tariffe medie... per non fare nemmeno 30.000 euro lordi all'anno... non capisco perché ci si debba accontentare di essere un traduttore medio quando, investendo nella propria professionalità, si possono fare passi da gigante e offrire un prodotto eccellente. Ritorniamo al discorso di prima? Poca professionalità, scarsa imprenditorialità e poca voglia? Siamo tutti pigri? L'ho già detto prima nel thread... secondo me fra lavorare e andare al mare, la gente sceglie il mare. E poi si lamenta. Non dico che non si debba andare in vacanza, ma quando ti dilegui per tutto il mese d'agosto, i tuoi committenti si scocciano, e non poco, soprattutto se si lavora per l'estero, dove questo concetto non esiste. Ma sto divagando... | | | Mi spiego meglio | Sep 4, 2012 |
Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
se ci si accontenta di sfornare traduzioni di media qualità a tariffe medie... per non fare nemmeno 30.000 euro lordi all'anno...
Credo che tu mi abbia proprio interpretata male. Io qui intendevo dire esattamente il contrario, ovvero che anche senza essere dei geni nell'arte del tradurre, ma avendo le caratteristiche di imprenditorialità di cui sopra, si hanno in mano le armi per arrivare e anche superare ad esempio i 30.000 euro lordi. Per tradurre dei manuali non è necessario essere degli scrittori mancati e aver vinto a lato il premio Strega. E dall'altra parte si può anche essere assolutamente dotati nella scrittura, ma essere incapaci di gestirsi e di proporsi e non riuscire a mantenersi facendo questo mestiere. E di qui ci si potrebbe ricollegare a tutta la discussione aperta da Maria José.
non capisco perché ci si debba accontentare di essere un traduttore medio quando, investendo nella propria professionalità, si possono fare passi da gigante e offrire un prodotto eccellente. Ritorniamo al discorso di prima? Poca professionalità, scarsa imprenditorialità e poca voglia? Siamo tutti pigri?
Di nuovo, quello che intendevo io è il contrario: il traduttore Pincopallo investe eccome nella sua professionalità, ma non nasce con doti innate. Però è uno che si dà da fare, sceglie le lingue giuste, si aggiorna, si specializza, investe nei CAT, ecc. Le doti innate probabilmente non verranno mai fuori ma lui è uno che si impegna. Risultato: é matematico che ce la fa, magari non diventerà Bill Gates, ma ce la fa.
L'ho già detto prima nel thread... secondo me fra lavorare e andare al mare, la gente sceglie il mare. E poi si lamenta. Non dico che non si debba andare in vacanza, ma quando ti dilegui per tutto il mese d'agosto, i tuoi committenti si scocciano, e non poco, soprattutto se si lavora per l'estero, dove questo concetto non esiste. Ma sto divagando...
Qui parli della scarsa reperibilità di cui ho accennato sopra, un punto in meno a favore del nostro traduttore, di cui dovrà pagare le conseguenze. Lo stesso vale per gli altri elementi che a mio parere sono determinanti nell'offerta prima ancora di arrivare a valutare le sue abilità linguistiche innate.
[Edited at 2012-09-04 16:11 GMT] | | | @Giovanni, non ci siamo capiti | Sep 4, 2012 |
Nessuno ha detto che un traduttore medio si accontenta di 30.000 euro l'anno, di cifre io non ho parlato proprio, ho solo detto che non occorre essere "eccelsi" perché il lavoro non manchi.
Siccome mi sembrava di notare una tendenza (vedi post precedenti) ad affermare che il lavoro è in calo, ho semplicemente precisato che non solo chi è "eccellente" se la cava ma anche chi si trova nella media.
Poi ripeto, di cifre non ho parlato.
Non dico che non si debba andare in vacanza, ma quando ti dilegui per tutto il mese d'agosto, i tuoi committenti si scocciano, e non poco, soprattutto se si lavora per l'estero, dove questo concetto non esiste.
E difatti dell'importanza della reperibilità ho scritto anche io, non hai letto forse, ma il post è ancora lì.
Ciao!
[Edited at 2012-09-04 17:12 GMT] | | |
Mariella Bonelli wrote:
Di nuovo, quello che intendevo io è il contrario: il traduttore Pincopallo investe eccome nella sua professionalità, ma non nasce con doti innate. Però è uno che si dà da fare, sceglie le lingue giuste, si aggiorna, si specializza, investe nei CAT, ecc. Le doti innate probabilmente non verranno mai fuori ma lui è uno che si impegna. Risultato: é matematico che ce la fa, magari non diventerà Bill Gates, ma ce la fa.
Appunto. | |
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a quanto pare ho capito "il contrario"... forse dovrei tornare a scuola io! | | | Vincenzo Di Maso Portugal Local time: 04:50 Member (2009) English to Italian + ... A 12 anni di distanza | May 4 |
Abbiamo attraversato varie crisi. Fino al 2012, anno dei post in questione, il lavoro era abbastanza. La crisi del 2008 è stata superata. L'inizio del 2013 ha fatto sì che molti colleghi prefigurassero scenari apocalittici. Sui forum si invitava a lasciare la professione.
Invece quella crisi è stata superata e anni dopo gli strumenti di traduzione assistita e di IA sono venuti anche incontro al traduttore. Le aziende hanno poi capito che grazie a questi strumenti avevano la possi... See more Abbiamo attraversato varie crisi. Fino al 2012, anno dei post in questione, il lavoro era abbastanza. La crisi del 2008 è stata superata. L'inizio del 2013 ha fatto sì che molti colleghi prefigurassero scenari apocalittici. Sui forum si invitava a lasciare la professione.
Invece quella crisi è stata superata e anni dopo gli strumenti di traduzione assistita e di IA sono venuti anche incontro al traduttore. Le aziende hanno poi capito che grazie a questi strumenti avevano la possibilità di risolvere internamente e si è materializzata un'altra crisi. Si è trattato di un processo graduale, con una pandemia che ha fatto paura in tutti i sensi. Ad ogni modo, tolti i primi mesi di impatto, il lavoro è tornato a grandi flussi nel primo periodo della pandemia.
Arrivata la guerra la professione è entrata in un altro vortice negativo. L'IA è stata una concausa. Adesso siamo in un periodo di "guerra mondiale a pezzi". Noi in Europa occidentale siamo coinvolti in termini economici. C'è chi si sta mantenendo a buoni/ottimi livelli di fatturato, chi riesce comunque a vivere nonostante il calo e chi ha dovuto abbandonare la professione.
Calo come nel 2008 o 2013 o peggio? Impossibile dirlo. Certamente chi non è stato al passo con il mercato, ergo non si è aggiornato, non ha elevato i propri standard di qualità e non è particolarmente specializzato, è rimasto tagliato fuori.
In che situazione si trova il sottoscritto? Nella media... ▲ Collapse | | |
Vincenzo Di Maso wrote:
Certamente chi non è stato al passo con il mercato, ergo non si è aggiornato, non ha elevato i propri standard di qualità e non è particolarmente specializzato, è rimasto tagliato fuori.
In che situazione si trova il sottoscritto? Nella media...
Per quanto mi riguarda sembra che non litighi più nessuno (cause), non parliamo poi dei contratti, ma il mio problema deriva anche dalla crisi che sta attraversando un'agenzia mia cliente, aggiungici IA e crisi mondiale e la frittata è fatta, io sto faticando molto. Non so se sono nella media, non credo.
P.S. Ho risposto al tuo post senza rendermi conto che il primo post trattava argomento diverso (per me ancora incomprensibile), non importa, la mia situazione attuale è quella che ho descritto.
[Edited at 2024-05-04 17:31 GMT] | | | Pages in topic: < [1 2 3 4 5 6 7 8 9] | To report site rules violations or get help, contact a site moderator: You can also contact site staff by submitting a support request » Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente? Trados Business Manager Lite | Create customer quotes and invoices from within Trados Studio
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