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Interprete professionista o professionista interprete?

By Antonella Lasorsa | Published  06/8/2005 | Italian | Recommendation:RateSecARateSecARateSecARateSecARateSecI
Quicklink: http://admin.proz.com/doc/238
Author:
Antonella Lasorsa
Antonella Lasorsa was born in Bari (Italy) on August 30, 1965. She graduated in interpretation from the University of Trieste. She worked as a free-lance interpreter-translator from 1990 to 1999, a teacher of interpretation from 1992 to 1999 at SSIT of Rome, as a teacher of translation at La Sapienza University of Rome since 2003, as an interpreter-translator at the Italian Ministry for Foreign Trade from 1994 to 1999, and as an interpreter-translator at the Italian Chamber of Deputies since 1999. Publications: Glossaries of Chinese Acupuncture, Nicotinism, Rheumatoid arthritis, Benign Prostatic Hypertrophy published on the EU professional journal: "Terminologie et Traduction" (nos. 3/1995 and no. 2/1997). Manuale di teoria dell'interpretazione consecutiva, ed. PICCIN 1995 Convegni on-line e ruolo dell'interprete: la sala del Mappamondo, presentation delivered at Convegno Multimedia 2000, organized by AITI. La lingua del diritto e la sua traduzione in: Traduzione, revisione e localizzazione nel terzo millennio, edited by Claudia Monacelli, Milano, Franco Angeli, 2001.
 
Interprete professionista o professionista interprete?

Abstract
During a physiotherapy session given by two French teachers and attended by a group of Italian therapists, interpretation was carried out by a professional interpreter in the morning and by a bilingual therapist in the afternoon.

The author evaluates the two interpretation performances on the basis of a questionnaire filled out by the participants. In particular, the author tries to determine which of the two factors better contributes to interlingual communication in teaching: a perfect mastery of the subject discussed or the ability to translate and hold the attention of the audience.


1.1 Introduzione.

urante un corso di fisioterapia rivolto a fisioterapisti italiani e tenuto da due terapisti francesi, il servizio di interpretazione è stato assicurato la mattina da una interprete di professione e nel pomeriggio da una fisioterapista bilingue.

Nel presente articolo si analizzano le principali differenze tra le due prestazioni, giudicate attraverso la valutazione che i partecipanti al corso e gli oratori hanno espresso compilando la scheda allegata (cfr. 2.1). I questionari erano anonimi, ad eccezione di quello compilato dagli oratori.

se una discreta comprensione dell'argomento è indispensabile perché l'interprete possa seguire il ragionamento dell'esperto pur non avendo la stessa preparazione, la sola conoscenza del settore di specializzazione non è sufficiente.
Il corso prevedeva un breve riepilogo di fisiologia, la presentazione delle basi teoriche del metodo in questione, l'illustrazione delle tecniche specifiche, accompagnata da esemplificazioni tratte dall'esperienza professionale degli oratori, brevi divagazioni sull'agopuntura e sulla ginnastica taoista ed infine una parte pratica, durante la quale i partecipanti al corso applicavano le tecniche apprese, sotto la supervisione degli insegnanti.


1.2. Studi sulla qualità dell'interpretazione

Secondo Bühler, un'interpretazione può essere valutata sulla base di otto primi criteri: inflessione dialettale, voce gradevole, scorrevolezza della presentazione, coesione logica, fedeltà al senso del messaggio originale, completezza dell'interpretazione, corretto uso grammaticale, corretto uso della terminologia.

Tuttavia, sulla base dei risultati ottenuti dalle proprie indagini, Gile (1990) e Marrone (1993) hanno ipotizzato che gli utenti nei settori scientifici e tecnici siano meno sensibili alla qualità della voce, al ritmo e all'intonazione dell'interpretazione rispetto ad altri ascoltatori; conseguentemente, per alcuni utenti il dettaglio del contenuto e la precisione della terminologia sembrano avere maggior rilievo rispetto alla forma.

Sulla base di quanto riscontrato nel corso di congressi medici, anche Meak (1990) conferma che cifre e dati sono considerati la parte più delicata di un intervento scientifico.


1.3 L'interpretazione di una situazione didattica.

L'interpretazione di una situazione didattica presuppone un diverso approccio rispetto ad un normale convegno di esperti. Infatti, oltre all'abituale impegno richiesto all'ascoltatore di un discorso interpretato (in particolare se si tratta della consecutiva, che inevitabilmente raddoppia i tempi), in questo caso esistono anche difficoltà legate ai normali processi di comprensione e apprendimento. E' quindi indispensabile mantenere sveglia l'attenzione degli ascoltatori, costretti allo stesso tempo ad uno sforzo di ascolto in una situazione "innaturale" e di comprensione di un messaggio nuovo. Per questo, durante "l'exposé didactique, il faut reproduire posément, en dégageant les subdivisions, les successions d'idées, les retours en arrière chers à tout professeur. Faire appel à ses talents pédagogiques, aussi bien lors de la notation que lors de la reproduction. Articuler parfaitement. S'adresser à des auditeurs qui prennent eux-mêmes des notes de cours. Donc adapter le débit, ralentir dès que l'énoncé se complique, marteler chiffres et noms tout en s'imposant un entrain qui maintienne l'intérêt de l'exposé." (trad: "una situazione didattica, bisogna riprodurre lentamente, estrapolando le suddivisioni, le successioni di idee, i passi indietro cari a qualsiasi professore; far appello al proprio talento pedagogico, sia al momento della presa di appunti che della resa; articolare perfettamente; rivolgersi a degli ascoltatori che a loro volta prendono appunti durante il corso; adattare quindi la velocità di eloquio, rallentare quando il discorso si complica, martellare cifre e nomi, conservando un ritmo che mantenga vivo l'interesse.") (Ilg 1980).

Non bisogna inoltre dimenticare che l'insegnante desidera impostare un rapporto personale con i partecipanti al corso facendo emergere e, persino, imponendo la propria personalità, a volte istrionica e versatile. All'interprete è quindi spesso richiesto di tradurre battute, barzellette, rimproveri, polemiche e tutto ciò che può presentarsi durante una lezione, mentre l'oratore resta in attesa della reazione voluta—risate, scuse, controbattute—in base alla quale valuterà la prestazione professionale dell'interprete. Questo richiede una spiccata sensibilità alla lingua e mobilita tutte le capacità psicologiche dell'interprete, il quale deve anche cogliere alcuni tratti sovrasegmentali o gestuali utili alla comunicazione, che potrà eventualmente anche indicare negli appunti. Non dimentichiamo che l'antropologo Mehrabian ha avanzato l'ipotesi secondo cui soltanto il 7% delle informazioni che riceviamo da un discorso ci vengono veicolate dalle parole, mentre il 38% ci perviene dal tono di voce e il 55% dal linguaggio del corpo. Ecco quindi la necessità di rappresentare un tramite linguistico "completo". Come ricorda giustamente Snelling, nell'interpretazione non è più semplicemente applicabile il paradigma " 'source text, interpreter, target text', it becomes 'source text, interpreter, target text targeted upon a specific beneficiary', knowledge and awareness of whose specific requirements will, in turn, influence the interpreter in his choice of technique and, above all, in his choice of language." (trad: " 'testo di partenza, interprete, testo di arrivo', ma diventa 'testo di partenza, interprete, testo di arrivo mirato ad uno specifico utente', perché la conoscenza e consapevolezza delle specifiche esigenze influenzerà, a sua volta, l'interprete nella scelta della tecnica e, soprattutto, del linguaggio") (Snelling 1989).


2.1 Scheda di valutazione

Nell'elaborazione delle voci del questionario proposto ai partecipanti al corso, attraverso la scheda qui riprodotta, oltre a rispondere ad una ovvia esigenza di sintesi, si è cercato di sottoporre a verifica l'idea piuttosto diffusa secondo cui soltanto un esperto di un certo settore possa assicurarne in modo soddisfacente l'interpretazione (cfr. Quicheron 1986). Si è quindi cercato di capire se sia la conoscenza approfondita dell'argomento a favorire la trasmissione del messaggio e la comunicazione interlinguistica o se, invece, non sia piuttosto la conoscenza dell'arte oratoria, di cui qualsiasi interprete professionista è in possesso—sia pure a livello di semplici rudimenti—ad aiutare un pubblico di esperti a comprendere e memorizzare più facilmente un messaggio nuovo in una situazione didattica in cui sia richiesta l'interpretazione.

PRINCIPALI QUALITÀ
(mattina)(pomeriggio)
Interprete IInterprete II
1. espressività e tono di voce
2. capacità di presentare il discorso (esplicitare e soffermarsi ove necessario, scandire nomi, saper dettare gli appunti)
3. conoscenza dei termini tecnici
4. capacità di cogliere e trasmettere le idee principali
5. fedeltà al discorso di partenza (mancanza di omissioni)
PRINCIPALI DIFETTI
1. mancanza di espressività e tono di voce troppo basso
2. scarsa conoscenza dei termini tecnici
3. scarsa capacità di cogliere e trasmettere le idee principali
4. numero elevato di omissioni
5. segni di stanchezza in alcune fasi

2.2 Risultati.

(Risultati su 17)

INTERPRETE PROFESSIONISTA

QUALITA':

DOMANDA 1: 17

DOMANDA 2: 17

DOMANDA 3: 14

DOMANDA 4: 17

DOMANDA 5: 17

INTERPRETE PROFESSIONISTA

DIFETTI:

DOMANDA 1: 0

DOMANDA 2: 1

DOMANDA 3: 0

DOMANDA 4: 0

DOMANDA 5: 0

INTERPRETE NON PROFESSIONISTA

QUALITA':

DOMANDA 1: 1

DOMANDA 2: 0

DOMANDA 3: 9

DOMANDA 4: 1

DOMANDA 5: 0

INTERPRETE NON PROFESSIONISTA

DIFETTI:

DOMANDA 1: 14

DOMANDA 2: 5

DOMANDA 3: 7

DOMANDA 4: 14

DOMANDA 5: 13


2.3 Valutazione dei risultati.

La valutazione ottenuta dall'esame delle schede è univoca: i partecipanti al corso e gli oratori hanno giudicato la prestazione dell'interprete professionista nettamente superiore, sia nella riproduzione dei tratti sovrasegmentali sia nella trasmissione dei contenuti.

La scarsa conoscenza dei termini tecnici è stato l'unico difetto riconosciuto a quest'ultima dagli oratori, ma non dagli ascoltatori, che in 14 casi hanno indicato tra le qualità la buona conoscenza degli stessi e nei due casi restanti non l'hanno classificata né tra i difetti né tra le qualità. A tale proposito, non si può trascurare, innanzi tutto, le difficoltà che insorgono per un'interprete madrelingua italiana nel momento in cui deve tradurre dettagli anatomici o fisiologici verso il francese per gli oratori. Esistono inoltre le normali difficoltà inerenti la comprensione di un termine tecnico. Per l'interprete si tratta, infatti, di una parola raramente udita e ancor più raramente utilizzata; al contrario per l'esperto è uno di quei termini che utilizza più frequentemente ed è quindi pronunciato alla stregua di tutti gli altri, cioè rapidamente e senza particolare cura nell'articolare (cfr. Lederer 1987). Tuttavia, saremmo tentati di affermare che il termine tecnico non rappresenti comunque per il pubblico di esperti un ostacolo alla comunicazione interlinguistica, perché spesso simile nelle due lingue, data la comune radice greco-latina, o perché intuibile dal contesto. Nella fattispecie, la situazione assolutamente informale consentiva inoltre ai partecipanti al corso di suggerire direttamente all'interprete il termine tecnico che creava esitazioni, senza che questo sembrasse nuocere all'economia del discorso. Diversamente, gli ascoltatori dimostravano di essere molto esigenti riguardo l'esatta riproduzione della successione dei passaggi durante le dimostrazioni pratiche, nei quali la ripetizione, il rispetto dei tempi di dettatura, il tono di voce alto e l'eloquio chiaro rappresentavano elementi indispensabili per la comprensione.

E' d'uopo tuttavia considerare un certo indice di sovra-valutazione da parte dei partecipanti al corso (es. molti non hanno neanche riconosciuto all'interprete non professionista la buona conoscenza dei termini tecnici), attribuibile presumibilmente ad una maggiore simpatia per l'interprete professionista e ad un certo spirito di competizione con l'altro terapista.


2.4 Conclusioni

Voler trarre delle conclusioni aventi una qualsiasi affidabilità statistica da questa limitatissima indagine sarebbe a dir poco azzardato. Tuttavia ci sembra di poter confermare che se una discreta comprensione dell'argomento è indispensabile perché l'interprete possa seguire il ragionamento dell'esperto pur non avendo la stessa preparazione, la sola conoscenza del settore di specializzazione non è sufficiente. Tali conclusioni sono anche state confermate dai commenti finali, nei quali i partecipanti hanno lamentato a volte difficoltà di ascolto dell'interpretazione del pomeriggio, noia, esitazioni nella presa di appunti, e dalla richiesta degli oratori di riservare alla traduzione dell'interprete professionista, piuttosto che della professionista interprete, alcuni passaggi più delicati che, per il loro carattere innovativo, potevano essere oggetto di fraintendimenti o di vivaci reazioni da parte dei partecipanti.

Appare inoltre evidente che, al di là dell'incapacità di riprodurre l'intero asse comunicativo di un discorso, il principale rischio inerente la prestazione di un professionista del ramo che svolge occasionalmente mansioni di interprete è che questi selezioni gli elementi da trasmettere, valutandoli alla luce delle proprie conoscenze e del proprio livello di comprensione dell'argomento, connotandoli sulla base delle proprie opinioni o convinzioni, comunicando inconsciamente il proprio scetticismo o apprezzamento e dimenticando di dover rappresentare un tramite linguistico assolutamente neutrale.

Da conversazioni avute con altri professionisti è emerso che, nelle occasioni in cui si sono trovati a ricoprire il ruolo di interprete, hanno avuto la tentazione—che poi risulta essere più di una tentazione—di rispondere all'oratore, controbatterlo, commentare su quanto affermato: in definitiva, il grado di coinvolgimento è troppo elevato per poter garantire il dovuto distacco. Altri hanno ammesso che l'entusiasmo e l'interesse per il discorso di partenza era tale da immergerli in una approfondita riflessione su quanto udito, che finiva per ostacolare l'esatta riproduzione del discorso dell'oratore.

Ci sembra quindi di poter concludere che soltanto un interprete professionista, abituato a non farsi coinvolgere da quanto ascolta, può realmente garantire la trasmissione del messaggio dell'oratore e il rispetto dell'intentio-operis.

Bibliografia

Bühler H., Discourse analysis and the spoken text—a critical analysis of the performance of advanced interpretation students, in "The Theoretical and Practical Aspects of Teaching Conference Interpretation" (Gran L. & Dodds J. eds), pagg. 131-137, Campanotto, Udine 1989

Gile D., L'évaluation de la qualité de l'interprétation par les délégués: une étude de cas, in: "The Interpreters' Newsletter", n° 3, pagg. 66-71, Trieste 1990.

Kellet Bidoli J., Alcuni recenti studi sulla qualità dell'interpretazione dal punto di vista dell'utente finale, ne: "Il Traduttore Nuovo", AITI, vol. XLIV, Pozzuoli (NA) 1995/1

Lederer M., La théorie interprétative de la traduction, in: "Retour à la traduction", pagg. 11-17, Septembre 1987.

Marrone S., Quality: a shared objective, in: "The Interpreters' Newsletter", n° 5, pagg. 35-41, Trieste 1993.

Meak. L., Interprétation simultanée et congrès médical: attentes et commentaires, in: "The Interpreters' Newsletter", n° 3, pagg. 8-13, Trieste 1990.

Quicheron J.B., L'interprète et les obstacles inhérents au multilinguisme, Multilingua 5-1, pagg. 15-19, 1986.

Snelling D.C., A Typology of Interpretation for Teaching Purposes, in: Gran & Dodds (eds) "The Theoretical and Practical Aspects of Teaching Interpretation", pagg. 141-142, Udine 1989.

Thiel E., I messaggi del corpo, PAN, Milano 1991.




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